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L'ULTIMO BACIO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 agosto 2001
 
di Gabriele Muccino, con Giovanna Mezzogiorno, Stefano Accorsi, Stefania Sandrelli, Luigi Dibert (Italia, 2000)
 
In immagine Gabriele Muccino
Due generazioni. Da un lato quella dei trentenni, con la loro paura di crescere; come quando al protagonista (Stefano Accorsi) giunge l'annuncio che la sua donna (la sempre brava Giovanna Mezzogiorno) è rimasta incinta. Dall'altro, quella dei cinquantenni; con un altra paura, quella d'invecchiare. Cosi, fra i primi, Carlo non trova di meglio che buttarsi fra le braccia della liceale birichina e sexy, proprio mentre la sua donna è alle prese con i problemi del corredino. E fra gli altri, Anna (l'ormai onnipresente Stefania Sandrelli) reagisce alla mancanza di stimoli (cosi si dice, se non sbaglio) di un matrimonio pluridecennale tentando di riaccendere ardori ormai trascorsi in alcuni ex. Problematiche più che legittime e largamente diffuse, anche se non proprio di sconvolgente novità: il che basta probabilmente a spiegare il notevole successo di cassetta del film.

Regista di belle speranza e di sicuro talento (L'ULTIMO BACIO è l'ultimo di una serie infinita di film "ben fatti"), Gabriele Muccino sceglie la strada più ambiziosa per i fastidi grassi del suo film. Ma pure quella che, effettivamente, potrebbe farli lievitare: il film corale. Quello dell'Altman di SHORT CUTS o di UN MATRIMONIO, o di MAGNOLIA: meccanismi ad incastro, in cui tutto deve funzionare con estrema, apparentemente semplice, facilità.

Inseguita, faticosa, esagerata, ripetitiva, la costruzione di L'ULTIMO BACIO si affossa invece in un pantano di montaggi paralleli più o meno convulsi; con tanto di apparizioni - fantasma in sovrapposizione, che il commento musicale sul classico ossessivo tenta disperatamente di sublimare. Con una fatica enorme a produrre quel tocco di humour e di leggerezza che - Woody Allen insegna - avrebbe evitato ai turbamenti borghesi dei nostri la reazione udita l'altra sera a Venezia da parte di uno spettatore esasperato da altre lagne, quella dell'insopportabile LUCE DEI MIEI OCCHI: "ma andate a lavorare!"


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